Umani e umanoidi by Roberto Cingolani Giorgio Metta

Umani e umanoidi by Roberto Cingolani Giorgio Metta

autore:Roberto , Cingolani,Giorgio, Metta [Cingolani, Roberto Metta, Giorgio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: La cultura scientifica, Intersezioni
ISBN: 9788815324016
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2015-10-14T22:00:00+00:00


Vista, udito, tatto

Il sensore visivo nell’uomo è la retina. La retina è composta da un insieme di neuroni specializzati e sensibili alla luce e da una serie di strutture di elaborazione dell’informazione ricevuta a livello locale. Un complesso processo elettrochimico trasforma la luce percepita (cioè i fotoni ricevuti dalla retina) in potenziali d’azione. I fotorecettori si distinguono in due classi: coni e bastoncelli. I primi sono anche sensibili alla lunghezza d’onda (il colore), mentre i secondi reagiscono solo all’intensità luminosa. I coni hanno tre risposte principali nel dominio del rosso, verde e blu. La combinazione delle risposte dei coni ci permette di apprezzare i colori. I bastoncelli contribuiscono alla visione notturna oltre a essere molto sensibili alle variazioni dell’intensità luminosa. In generale, i fotorecettori tendono ad abituarsi a uno stimolo costante per il quale la risposta diminuisce nel tempo fino a sparire. Per questa ragione in realtà l’occhio non è mai fermo, ma esegue dei micro-movimenti che mantengono la sensibilità dei recettori e ci permettono di vedere in maniera costante.

Una caratteristica importante della retina è la distribuzione spaziale dei recettori. A differenza delle telecamere, i recettori dell’occhio umano non hanno densità costante. L’evoluzione ha, infatti, ottimizzato la risoluzione del sensore e il campo visivo simultaneamente. Il risultato è che i recettori sono più densi al centro della retina – nella fovea – e si riducono muovendosi verso la periferia della stessa. In questo modo il cervello può ricevere informazioni ad alta risoluzione, muovendo l’occhio per osservare il mondo con la zona a risoluzione elevata, e allo stesso tempo ricevere informazioni di carattere generale – a bassa risoluzione – dall’intero campo visivo. Da un punto di vista evolutivo questo è importante per avere la risoluzione necessaria per vedere piccole differenze tra un oggetto e un altro, percepire la tessitura dei materiali, vedere la struttura tridimensionale del mondo e, simultaneamente, avere un campo visivo ampio e capace di percepire uno stimolo in movimento che potrebbe rappresentare un pericolo (un predatore per esempio).

La retina rappresenta il primo stadio dell’elaborazione dell’informazione visiva. Proprio la visione rappresenta un caso paradigmatico per lo studio del cervello[1]. I neuroni della retina si connettono prima al corpo genicolato laterale (nel talamo) e poi da questo alla corteccia visiva primaria. La corteccia primaria a sua volta è connessa – talvolta reciprocamente – con un numero elevato di aree visive che decompongono l’informazione in parti dello stimolo iniziale. Troviamo quindi neuroni responsivi a stimoli semplici (punti luminosi, barre, ecc.), all’informazione di distanza (combinando le immagini provenienti dai due occhi), al movimento e via via alle forme, agli oggetti e in alcuni casi a parti del corpo come le mani in varie posture.

Recentemente è stata dimostrata la dicotomia tra l’uso della visione per controllare l’azione e quello per classificare gli stimoli. Nel primo caso, avviene un’elaborazione dell’informazione visiva di tipo «pragmatico», dedicata al controllo motorio, efficiente e insensibile all’identità, specifica delle cose coinvolte nell’azione. Per esempio, per afferrare un oggetto di forma cilindrica non ci serve veramente sapere se questo sia



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